Secondo la definizione dell’ADA (American Dental Association) la protesi è la specialità che si occupa della diagnosi, della pianificazione terapeutica, della riabilitazione e del mantenimento della funzione orale, del comfort, dell’aspetto e della salute di pazienti le cui condizioni cliniche sono associate alla mancanza e/o alla inadeguatezza dei tessuti dentali e/o dei tessuti orali e maxillo facciali, attraverso l’uso di materiali biocompatibili.
In Italia non esiste ancora un programma universitario “post-laurea” dedicato alla protesi, dunque un protesista è colui che dopo l’abilitazione all’esercizio della professione odontoiatrica ha dedicato la sua formazione teorica e pratica alla disciplina protesica, attraverso corsi strutturati, libri di testo e riviste specializzate, e seguendo opinion leader ed esperti nel settore.
Il tecnico di laboratorio è un componente vitale del team che si cura della salute orale, spesso è il “ghost writer” (scrittore fantasma) del successo delle terapie protesiche e restaurative. Tutta l’odontoiatria protesica ha come cardine le capacità dell’odontotecnico e le sue conoscenze, oltre che lo scambio continuo tra il dentista e il laboratorio odontotecnico. Tutti i dispositivi che vi verranno applicati, siano essi corone, intarsi, faccette, protesi mobili o bite, saranno il frutto del lavoro dell’odontotecnico, che combinando il suo talento artistico e le conoscenze acquisite sulla miriade di materiali e tecniche che il mercato offre, dedicherà tempo ed energie per ottenere il risultato migliore per ogni singolo paziente. L’uso di materiali di prima qualità, testati e certificati, sia da parte del dentista che dell’odontotecnico, è terribilmente importante per il risultato e la durata estetica e funzionale delle terapie.
Si definisce protesi fissa un apparecchio protesico che non può essere rimosso autonomamente dalla bocca del paziente. La protesi può essere fissata con cementi dentali ad elementi naturali (denti opportunamente preparati ad accogliere le corone protesiche), o ad elementi artificiali (impianti) tramite cementi o viti.
La corona protesica - chiamata spesso impropriamente "capsula" - è un "guscio" che permette la ricostruzione completa della porzione esterna, quindi visibile, del dente, riproducendone forma e colore. È ancorata (con cemento o viti) alla porzione residua del dente o a un eventuale impianto. Più corone protesiche possono essere unite insieme e - ancorate ai denti residui - permettono la sostituzione di denti mancanti. In questo caso si parla di ”Ponte”.
Si definisce protesi rimovibile un apparecchio protesico che può essere rimosso autonomamente dalla bocca del paziente, esso può essere parziale quando vi è ancora dentatura residua, o totale in assenza di dentatura residua.
Essere in sintonia con i tessuti biologici circostanti ovvero la capacità di un materiale di indurre una appropriata risposta biologica in una specifica applicazione. Ciò implica una interazione tra l’ambiente ospite (il paziente), il materiale e la funzione che deve svolgere il materiale stesso. I biomateriali pertanto non sono “inerti”, perché posti a contatto con un tessuto interagiscono con esso e ne determinano una risposta biologica. Pertanto la biocompatibilità deve essere intesa come un “processo dinamico” che può modificarsi nel tempo.
Una patologia o l’invecchiamento del tessuto come pure la corrosione o la fatica del materiale stesso e infine cambi funzionali quali modifiche dell’occlusione o della dieta possono alterare l’equilibrio “biocompatibile”. Per concludere la biocompatibilità non è una proprietà intrinseca del materiale ma una caratteristica del materiale stesso che interagisce con l’ambiente ospite per una specifica funzione.
Gli impianti dentali in titanio ne rappresentano un chiarissimo esempio, infatti grazie alle proprietà del titanio gli impianti, se correttamente posizionati, possono “osteointegrarsi” ovvero entrare in intima unione con l’osso circostante.
I materiali sono:
Fonte AIOP
Accademia italiana di odontoiatria Protesica
www.aiop.com
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